mercoledì 1 giugno 2016

Championship Manager 01/02: viola ancora in panne, ma la squadra c'è

messaggio dirigenza

Ricevevo un altro secco rifiuto dal Real per Cambiasso e dall’Ajax per Ikedia. Il secondo avrei potuto provare ad ingaggiarlo per averlo poi a giugno e raggirare così la mediazione dei “lancieri” di Amsterdam: non mi dispiaceva negoziare direttamente con i calciatori in scadenza contratto e/o i loro procuratori, anche se ciò implicava qualche aggiustamento verso l’alto dell’ingaggio.
Cambiasso lo avrei voluto provare fin dal girone di ritorno del campionato ma il Real non sembrava intenzionato a trattare, a prescindere dall’offerta fatta. E nella trattativa si stava inserendo anche il River.
Nel mentre il Perugia cedeva Blasi alla Juve per 7,9 milioni e la partita di ritorno di coppa Italia contro la Roma a Firenze (andata 1-1) la sera del 7 gennaio ci aveva visto rischiare l’eliminazione fino al recupero, quando Chiesa aveva annullato il vantaggio degli ospiti (tiro dal limite di un giovanissimo Aquilani) rinviando l’esito della sfida ai supplementari, prima, (durante i quali Torricelli aveva giocato da mediano al posto di un acciaccato, ma concreto, Rossitto e avevo buttato in campo Morfeo al posto di Di Livio per tentare un disperato assalto negli ultimi 10 minuti di gioco), e, infine, ai rigori. Avevamo superato i quarti di finale del trofeo nazionale grazie agli errori dal dischetto di Emerson (la cui presenza era in forse secondo quanto comunicatomi dall’osservatore incaricato di visionare sempre i ‘prossimi avversari’) e Delvecchio. Per la mia Fiorentina aveva sbagliato solo Nuno Gomes, ancora in panne come goleador ma protagonista di una buona partita e assist man del gol di Chiesa.

La sera stessa del ritorno dei quarti di coppa Italia negoziavo il trasferimento di Mirko Pieri dall’Udinese previo pagamento della penale di rescissione da 3,7 milioni di euro e un triennale per il calciatore di 600mila euro a stagione più un premio da € 40mila per ogni assist fatto.
Mi “rassegnavo” (perché l’avrei voluto in squadra fin dal girone di ritorno del campionato) a trattare con Cambiasso un eventuale trasferimento a giugno offrendogli 800mila euro a stagione per almeno 4 anni di contratto a fronte di una richiesta di un triennale da 1 milione e 400mila euro annui. Ritornando a Ikedia, al momento la presenza di alternative nello stesso ruolo mi convinceva, viceversa, ad evitare eventuali gare al rialzo e, dunque, a negoziare con il calciatore per aggregarsi alla squadra in estate. Confidavo, inoltre, in un exploit di Marco Rossi nel ruolo di esterno destro di centrocampo: era molto più che una promessa per il futuro e non solo per questioni anagrafiche.

Anche le quattro partite di campionato tra il 9 (recupero della partita in calendario il 6 e posticipata per via dell’impegno di coppa Italia) e il 27 gennaio non avevano dimostrato una squadra pronta a voltare pagina per concentrarsi sul gioco e, finalmente, reagire.
Pareggio in casa con il Torino (3-3), sconfitta (amara) a Perugia il 13 (0-1), vittoria a Verona contro il Chievo il 20 (3-1) e altro pareggio (0-0) in casa contro il Milan il 27.
Cinque punti in 4 partite non erano quello che ci auspicavamo e la classifica non s’era mossa granché. Il presidente non aveva esitato a ricordarmelo.
Tre settimane senza coppe avevano permesso alle big di mettere in campo i migliori, e ciò avvalorava il noioso 0-0 contro il Milan, di fatto annullato per l’intera partita, e la pausa natalizia aveva consentito a tutti i team di recuperare gran parte dei titolari: passi falsi non ce n’erano stati, da parte di nessuno.
In entrambe le prime due gare avevo sostituito Di Livio a circa mezz’ora dalla fine con Rossitto.
Nella terza ero partito con quest’ultimo titolare ma ad un quarto d’ora dall’intervallo ero stato costretto (per una botta) a sostituirlo con “Soldatino”, protagonista assoluto con un gol e due assist. Chiesa e Nuno Gomes i beneficiari dello stato di grazia del compagno, con il portoghese sempre in difficoltà davanti al portiere ma capacissimo di tenere bloccati i difensori avversari presso la loro area per gran parte della gara e autore a sua volta dell’assit per Di Livio.
Pur senza brillare, Amoroso aveva retto bene, sostituito soltanto durante il secondo tempo nella partita contro il Perugia (con Torricelli). Speravo comunque in un recupero miracoloso di Cois, che consideravo il vero tassello di un centrocampo che vedeva a destra Rossi, in evidente crescita, a sinistra Gonzalez, sempre incisivo negli inserimenti e Di Livio mediano tuttofare.
A Verona Pieri, aggregatosi alla squadra dopo aver firmato il contratto che gli avevo proposto, era subentrato a Vanoli, uscito per un lieve infortunio, durante la ripresa, risultando uno dei migliori in campo. Al Franchi, contro i rossoneri, l’avevo schierato fin dall’inizio come terzino sinistro ma durante il primo tempo era risultato addirittura il peggiore in campo. Agli inizi del secondo l’avevo dovuto spostare in avanti al posto di Gonzalez, uscito per trauma cranico, facendo entrare Vanoli (che non avevo coluto rischiare) per coprire il lato sinistro della difesa: in veste di centrocampista sinistro il neoacquisto era riuscito a dare una netta svolta alla pessima prestazione di cui era stato protagonista fino a quel momento. Qualche dubbio sul fatto che Pieri potesse davvero giocare al posto di Vanoli in difesa mi balenava per la testa, ma le caratteristiche tecniche e fisiche in suo possesso non mi dispiacevano affatto. E avevo senza dubbio rinforzato la rosa su un lato, quello sinistro, dal quale creevamo maggiori difficoltà agli avversari.

Tre giorni dopo il pareggio casalingo con il Milan era la volta della semifinale di coppa Italia contro il Brescia. Le “Rondinelle”, guidate in attacco da Baggio e Toni, avevano eliminato il Parma grazie ad una vittoria casalinga per 1 a 0 (1-1 l’andata) e venivano da un’annata straordinaria, cominciata in piena estate con l’Intertoto, conclusosi con l’eliminazione in finale, e proseguita con un girone di andata del campionato che aveva visto Toni miglior realizzatore della serie A e i gemelli Filippini in odore di convocazione in nazionale.
Al Franchi la sfida era finita 2-0. Una vittoria agevole e caratterizzata da una netta supremazia sull’avversario. Pieri aveva giocato al posto di Gonzalez dal primo minuto, per poi uscire al 80’ per fare spazio a Morfeo (autore di un assist). Al centro avevano retto bene sia Amoroso che Di Livio. Rossi era stato un incubo per i due Filippini che si erano alternati sulla fascia sinistra del Brescia fino al 72’, quando usciva tra gli applausi del pubblico per Torricelli.
Impeccabili Tarozzi, Vanoli, Adani e Pierini (su Toni). Meno Chiesa e Nuno Gomes.

Nel frattempo avevo chiuso, dopo intense contrattazioni, sia con Cambiasso, che si sarebbe aggregato alla squadra ai primi di luglio per 1 milione e 100mila euro a stagione per 4 anni (come giocatore ‘utile nel turn-over della squadra’) e cospicui premi per assist e gol, e Ikedia, in arrivo a metà giugno per 1 milione annuo per 4 stagioni e 50mila euro per  ogni gol e assist fatto. Avevo anche fatto un’offerta di 750mila euro al Como per Allegretti, secondo l’osservatore incaricato di seguirlo una promessa per il futuro ‘che potrebbe essere utile alla squadra fin da subito’. (continua)

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