domenica 23 aprile 2017

Dal garage di Bezos a icona mondiale dell'e-commerce: la storia di Amazon

Nata come piccola azienda intenzionata a cavalcare la diffusione di Internet per vendere i propri articoli, Amazon è diventata in meno di un decennio un colosso mondiale, leader dell’e-commerce ad ampio raggio, punto di riferimento per appassionati e non del web e del commercio online ed esempio delle opportunità di vendita offerte dalla rete e di quanto dinamismo e coraggio di cambiare occorra per restare sul mercato da protagonista.

Quando nel 1994 Jeff Bezos, fondatore e attuale CEO  di Amazon, lasciò New York per trasferirsi a Bellevue, nello stato di Washington (l’anno successivo l’azienda si registrò nel Delaware, per trasferirsi poi a Seattle, di nuovo nel Washington), dove comprò subito casa, l’idea era quella di vendere libri in tutto il mondo dal garage annesso alla sua nuova abitazione, la prima vera sede di Amazon.

Si era trasferito nella grande Mela dopo aver conseguito una laurea in ingegneria a Princeton, lavorando, prima, a Wall Street nel settore informatico, poi alla Fitel, partecipando alla costruzione di una rete per il commercio internazionale, e, infine, alla DE Shaw & Co, finanziaria dove ricopriva anche la carica di vice presidente.
E New York Bezos aveva appreso dell’imminente esplosione del comparto dell’e-commerce e desiderava  tanto farne parte.
Se il progetto e la fuga da NYsembrano anche oggi molto bizzarri, Bezos aveva le idee ben chiare (anche in fatto di redditività) su questa scelta.  
Il trasferimento sulla costa orientale degli Usa, dove occorre svegliarsi prima per sapere cosa sta accadendo nel resto del mondo, ma dove il sole tramonta quando tutto volge al termine altrove e si ha ancora il tempo di pianificare il lavoro (e, soprattutto, le consegne) per il giorno successivo, la scelta del nome, con la ‘a’ come iniziale (tipico di chi all’epoca conosceva la rete e come essere trovati più facilmente) e semplice, ma dai connotati mitologici, esotici e immediatamente evocativi di forza, fierezza e eternità (che ci si riferisca al fiume più lungo del mondo o alle donne guerriero che hanno messo a dura prova l’antica Grecia poco cambia), e dell’oggetto delle compravendite online, i libri inizialmente, scelti da una classifica di  cinque prodotti più richiesti dal mercato più facilmente vendibili attraverso un sito web e gestibili in sapzi ridotti e da pochissime persone stilata dallo stesso Bezos (con CD, software, hardware e videocassette) dopo averne valutati almeno venti, non erano affatto frutto di casualità.

L'azienda parte con un gruppetto di individui che impacchetta e spedisce libri dal garage del suo fondatore, con tre computer, un capitale di investimento di 300mila dollari, 300 persone scelte tra i primi navigatori del Web a fare da clienti “cavia” e un piano di sviluppo, redatto dallo stesso Bezos, che non prevede utili nei primi cinque anni di attività, anche se, complice la ‘bolla di Internet’, bisognerà aspettare un paio di anni in più rispetto alle stime per vedere il primo dividendo.

Il lancio di Amazon.com (nei primi mesi Bezos usa il nome Cadabra.com) avviene nel luglio del 1995 e il primo libro ad essere venduto e spedito è “Fluid Concepts and Creative Analogies: Computer Models of the Fundamental Mechanisms of Thought” di Douglas Hofstadter. Il sito, grazie alla combinazione di un catalogo ricchissimo di titoli e prezzi davvero molto contenuti, conosce un successo incredibile già nei primi mesi di attività e, nonostante le poco appetibili stime di Bezos, attira altri investitori.

Amazon diventa subito un fenomeno della rete e pochi mesi dopo il lancio del sito agli utenti viene data la possibilità di lasciare la propria opinione sui libri acquistati. Sembra qualcosa di scontato oggi, per gli acquisti online scegliamo il più delle volte i siti dove ai prodotti è associato il maggior numero di recensioni di chi ha già effettuato lo stesso acquisto prima di noi, ma l’idea di Bezos si rivela ancora una volta rivoluzionaria: da semplice sito di e-commerce la sua creatura si trasforma in una vera e propria community, nella quale gli utenti mettono a disposizione la propria esperienza per aiutare altri sui potenziali acquisti da fare, un punto di riferimento per chi cerca libri su Internet.

Forte del successo e del bagaglio culturale del fondatore, e non proprio in condizioni economiche rosee, già nel 1997 Amazon allarga il proprio business a CD e film e decide di sbarcare in borsa. Il 15 maggio 1997, con il simbolo AMZN, l’azienda si quota sul NASDAQ con un prezzo iniziale di 18 dollari per azione. Amazon, tuttavia, cresce più lentamente di tante altre Internet company e agli azionisti il trend non piace affatto e già nel 1998 al suo catalogo vengono aggiunti software, videogame, giocattoli, elettronica di consumo e utensili per la casa e l’azienda sbarca oltreoceano, aprendo nuove sedi in Germania e Regno Unito. Una mossa, quest'ultima, che nel brevissimo periodo non produce ricchezza ma che l’anno dopo spinge Time a scegliere Jeff Bezos come ‘uomo dell’anno’ per la rivista Time, che gli riconosce appieno i meriti nella diffusione dell’e-commerce su scala globale.

La bolla di Internet non risparmia nessuna delle dot-com presenti sul mercato e i primi anni del ventunesimo secolo mettono a dura prova la tenuta di Amazon.  
L’azienda, sull’orlo del fallimento e con gli azionisti sul piede di guerra per non aver visto ancora un dividendo, taglia circa mille posti di lavoro, ma prova ad andare avanti.

Gran parte delle dot-com nate proprio sull’onda del boom di Internet scompaiono, ma la creatura di Bezos resiste e, divenuta ormai un colosso internazionale, specie se paragonata alle dimensioni medie delle aziende protagonisti della web economy, allarga ulteriormente il suo catalogo e nel quarto trimestre del 2002 raggiunge il primo profitto della sua storia.

Stiamo parlando, in realtà, di  utili pari a 5 milioni di dollari, vale a dire un centesimo di dollaro per azione di dividendo, ma  il risultato rappresenta un’importante inversione di tendenza (e si sa quanto conti il sentiment per gli investitori e i consumer): da quel giorno Amazon è sempre rimasta in attivo, maturando 35 milioni di dollari di profitti netti nel 2003, addirittura 588 milioni nel 2004 e 359 milioni nel 2005, anno in cui l’azienda approda nell’indice S&P 500.

Molto più significativa la dinamica dei ricavi negli stessi anni successivi alla bolla del web, fortemente condizionata dalla diversificazione dell’offerta e dalla presenza più radicata in ambito internazionale: 3,9 miliardi di dollari nel 2002, 5,3 nel 2003, anno in cui mise a segno una delle più grandi vendite online della storia dell’e-commerce, 1,3 milioni di copie del romanzo “Harry Potter e l'Ordine della Fenice”., 6,9 nel 2004 e 8,5 nel 2005.  

Quella che era una libreria online e che aveva come unico luogo fisico di lavoro il garage dell’abitazione del capo diventa l’azienda simbolo dell’e-commerce: Amazon è ormai “il commercio elettronico”. (continua)

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